La Chimica classica è nata solo alla fine del 1700: prima la chimica ha faticato molto a disgiungere tradizioni, superstizioni, magia e rigore. Questa fase è nota come alchimia. La parola alchimia deriva da AL-Kimia che significa la scienza (Kimia) di Dio (AL). Cronologicamente si possono distinguere: alchimia alessandrina, araba, medioevale e rinascimentale. L'alchimia alessandrina nacque in Egitto in età ellenistica (circa 300 a.C - 30 a.C.) per la contaminazione fra le teorie greche sulla natura della materia e le capacità pratiche degli Egizi. In questo periodo l'alchimia era intrisa di significati religiosi; gli alchimisti si esprimevano con simboli e linguaggi difficili da decifrare al duplice scopo di mantenere segrete le conoscenze acquisite e sottolineare che la pratica alchemica aiutava ad entrare in contatto con la natura più intima della materia e quindi con la divinità. Obiettivo primario dell'alchimia era trasformare i metalli allora noti in metalli più pregiati, come l'oro. Le ricerche degli alchimisti erano tutte dominate dalla speranza di trovare la pietra filosofale, il lapis, capace di trasformare in oro tutti gli altri metalli (trasmutazione dei metalli). L'alchimia araba si sviluppò quando a partire dal VII secolo d.C. gli arabi giunsero in Egitto; tra gli interessi degli alchimisti trovò spazio anche la medicina e si iniziò a cercare un portentoso elisir in grado di guarire tutte le malattie e donare l'immortalità. In questo periodo si diffuse anche l'errata credenza che tutti i metalli fossero ottenuti dalla opportuna mescolanza di mercurio e zolfo a cui poi si aggiunse il sale. A cavallo dell'anno 1000 visse il medico arabo Avicenna che si dedicò all'applicazione dell'alchimia alla medicina. L'alchimia medioevale ebbe origine quando, in seguito alle Crociate, l'Europa conobbe il mondo arabo. Tra i più importanti alchimisti medioevali ricordiamo: Alberto Magno, San Tommaso d'Aquino e Ruggero Bacone. L'alchimia rinascimentale (intorno al 1500) diede impulso alle applicazioni pratiche nel campo della metallurgia, mineralogia e medicina. L'esponente più importante di quella che presto venne chiamata iatrochimica (la chimica al servizio della medicina) fu Paracelso. In definitiva, nonostante l'illusorietà delle speranze di trovare la pietra filosofale e l'elisir di lunga vita, l'ideale di una sempre maggior potenza dell'uomo e del suo dominio sulla natura agivano profondamente sulla mentalità degli alchimisti.
Jung ha trattato il tema della pietra filosofale facendone l'emblema della psicoterapia; il lapis va rintracciato nell'essere umano stesso. Per questo gli alchimisti possono essere considerati dei mistici la cui esistenza è stata dedicata all'individuazione del sè; di fatto essi rischiarono di errare, di essere incolpati di pratiche fraudolente o di finire sul rogo destinato agli eretici.
A cosa può corrispondere, oggi, la ricerca della pietra filosofale? Cosa cerca, oggi, l'uomo? Quali sono le sue mete più ambite? Quali le truffe, i nuovi giochi di prestigio? Nella sua variante ombrosa, al negativo, il nuovo mito che illusoriamente sembra garantire potere e felicità eterne, è il denaro, mentre nell'aspetto positivo la ricerca è quella che, da sempre, muove lo spirito umano, oltre le colonne d'Ercole, nella vita di ogni giorno. E' la ricerca di Dio, dell'anima, del benessere interiore e della serenità. E' la ricerca della salute, del giusto e del bene non solo personale. E' ricerca che si dà attraverso il confronto autentico con l'ombra e la conflittualità che, pur lacerando la coscienza, ogni volta, contribuisce all'ascesa dell'anima ed alla sua purificazione, rinnovata nella percezione dell'essere e del divenire umano.
Da "Le idee della Chimica" Zanichelli e http://www.geagea.com/
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