mercoledì 16 dicembre 2009

Da "L'ospite inquietante" di U. Galimberti


Un libro sui giovani, perché i giovani, anche se non sempre lo sanno stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo (“…manca il fine; manca la risposta al perché. Che cosa significa nichilismo? Che i valori supremi perdono ogni valore".-F. Nietzsche-), si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, …fiacca la loro anima…Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulla via del divertimento e del consumo dove ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Va da sé che se il disagio non è del singolo, l’origine non è psicologica ma culturale, legata ad una crisi della società dovuta essenzialmente al passaggio dal futuro come promessa al futuro come minaccia. La mancanza di un futuro come promessa arresta il desiderio nell’assoluto presente. Meglio star bene e gratificarsi oggi se il domani è senza prospettive…e priva altresì genitori e insegnanti dell’autorità di indicare la strada…Ma la realtà ha ancora in serbo delle risorse se non ci lasciamo irretire…dall’insicurezza…La strada da seguire è quella della costruzione di legami affettivi e di solidarietà capaci di spingere le persone fuori dall’isolamento nel quale la società tende a rinchiuderle in nome di quegli ideali individualistici che, a partire dall’America, si vanno diffondendo anche da noi.
Forse un modo per oltrepassare il nichilismo è quello di risvegliare e consentire ai giovani di dischiudere il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto: risvegliare la simbolica giovanile…Nel segreto della giovinezza la prima figura che ritroviamo è l’espansività…che vuol dire pienezza (mente e cuore coinvolti nell’esperienza, perché la vita è breve), che vuol dire potenza (che si esprime nello spirito che sfida romanticamente gli elementi), che vuol dire accelerazione della vita (che detesta la ripetizione e giunge a stressare l’esperienza). Espansività come coralità giovanile…sensazione di appartenere a una comunità nascente, di nascer insieme al mondo e, “attraverso quel palpito che muove migliaia di cuori che fanno un unico cuore”, provare lo stupore incantato del riconoscimento, da cui nasce la propria identità.
La seconda figura importante è l’assenza che non è mancanza ma tensione esplorativa, dinamica immaginativa, fantastica. Poiché il reale non esaurisce il possibile, la passione, che nasce dall’assenza e che “non è cieca ma visionaria”, spinge i giovani a fantasticare su mondi alternativi, inventando il gioco e l’utopia. L’utopia giovanile non è necessariamente una fuga nel sogno o, all’altro estremo, una densa consistenza ideologica ma un pensare con il cuore che immette nel pensiero una corrente di calore…E ancora il viaggio, come metafora del desiderio giovanile di varcare ogni confine… magari senza una meta che vuol dire assorbire visi, parole, moltitudini, inghiottire l’universo per non morire di noia. E poi la sfida che tradisce il desiderio di un mondo migliore di quello che si sta ereditando.
Una terza figura è la trasformazione, la missione creativa del cambiamento, “l’andar senza dei verso la divinità”.
Poi c’è la riappropriazione di quanto nello slancio della vita si è depositato nel sottosuolo dell’anima, ma non si è estinto e che può comportare ribaltamento e ricostruzione.
Infine c’è la rivelazione di sé a sé quando “si scruta dentro al cuore, perché è lì che sta crescendo l’albero sacro”… con la voglia di andare oltre la soglia, fino al proprio centro. L’io cerca casa, ma la trova all’aperto, perché l’io non è una costruzione ma una scoperta

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