martedì 29 dicembre 2009

Sali metallici per curare i disturbi dell'umore: il litio.

Caratteristiche generali Il litio ha numero atomico 3 ed è il primo dei metalli alcalini (Gruppo IA o 1) nella tavola periodica. In natura si trova come miscela degli isotopi 6Li e 7Li. È il metallo più leggero, è solido, morbido, di colore bianco-argento, con un basso punto di fusione ed è reattivo. Molte delle sue proprietà fisiche e chimiche sono più simili a quelle dei metalli alcalino-terrosi che a quelle del suo gruppo. Il litio (dal greco lithos, "pietra") venne scoperto da Johann Arfvedson nel 1817 ma, l'elemento non venne isolato fino a quando W. T. Brande e Sir H. Davy impiegarono l'elettrolisi sull'ossido di litio. La produzione commerciale del litio venne ottenuta nel 1923 da una compagnia tedesca per elettrolisi del cloruro di litio e del cloruro di potassio fusi. Fra le proprietà più significative del litio troviamo il suo alto calore specifico, l'ampio intervallo di temperatura in fase liquida, l'alta conducibilità termica, la bassa viscosità e densità (circa la metà di quella dell’acqua). Il litio metallico è solubile in ammine alifatiche a catena corta, come l’etilammina. È insolubile negli idrocarburi. Il litio partecipa ad un numero enorme di reazioni, con reagenti organici e inorganici. Reagisce con l'ossigeno per formare il monossido, Li2O, e il perossido, Li2O2. È l'unico metallo alcalino che reagisce con l'azoto a temperatura ambiente per produrre un nitruro nero, Li3N. Reagisce facilmente con idrogeno a quasi 500ºC per formare idruro di litio, LiH. La reazione del litio metallico con acqua è estremamente violenta. Il litio reagisce direttamente con il carbonio per produrre carburo di litio. Si lega facilmente con gli alogeni per formare alogenuri. Il litio non si trova in natura allo stato libero, in conseguenza della sua elevata reattività. È un elemento moderatamente abbondante ed è contenuto nella crosta terrestre alla concentrazione di 65 ppm (parti per milione). Quasi il 50% delle riserve disponibili di litio, commercialmente sfruttabili, si trovano in Bolivia, nei laghi salati prosciugati delle Ande. La produzione mondiale di litio si aggira intorno alle 40.000 tonnellate all'anno e le riserve totali sono stimate essere intorno a 7 milioni di tonnellate. Impieghi tecnologici e commerciali È il più leggero degli elementi solidi ed è usato principalmente nelle leghe conduttrici di calore, come componente in alcuni medicinali (farmaci antipsicotici), come materiale anodico delle batterie (le cosiddette batterie agli ioni di litio) nelle quali in genere compare sotto forma di sale (Li2CO3 , LiClO4). Altri usi:
I sali di litio, come il già citato carbonato di litio o il citrato di litio, sono stabilizzatori d'umore usati nel trattamento di malattie come il disturbo bipolare dell'umore.
Il cloruro di litio e il bromuro di litio sono altamente igroscopici e frequentemente usati come essiccanti (sistemi per la produzione di aria condizionata).
Lo stearato di litio è un comune lubrificante generico ad alte temperature.
Il litio è un agente legante usato per sintetizzare composti organici e in applicazioni nucleari.
Viene a volte utilizzato nei vetri e nelle ceramiche.
L'idrossido di litio è impiegato per estrarre il biossido di carbonio dall'aria e rilasciare ossigeno nelle navicelle spaziali e nei sottomarini.
Leghe di questo metallo con alluminio, cadmio, rame e manganese sono usate per alcune parti aeronautiche ad alte prestazioni.
In futuro potrebbe essere un elemento fondamentale nei reattori a fusione nucleare per la generazione del trizio.
Effetti del litio sull’ambiente e sulla salute umana. Come gli altri metalli alcalini, il litio nella sua forma pura è altamente infiammabile e leggermente esplosivo se esposto all'aria e soprattutto all'acqua, con la quale reagisce in maniera violenta con produzione di idrogeno. Questo metallo è anche corrosivo e deve essere maneggiato evitando il contatto con la pelle. Per quanto riguarda lo stoccaggio, deve essere conservato immerso in idrocarburi liquidi, come la nafta. Il litio è considerato leggermente tossico; lo ione litio è coinvolto negli equilibri elettrochimici delle cellule del sistema nervoso e viene spesso prescritto come farmaco nelle terapie per il trattamento di sindromi maniaco-depressive. L'intossicazione da sali di litio, più grave e frequente nei pazienti con compromissione della funzione renale, si tratta efficacemente con NaCl, urea ed acetazolamide o, in alternativa, con l'emodialisi. Il metallo può essere assorbito dal corpo umano tramite inalazione delle sue polveri e ingestione. Il rischio di inalazione è basso in quanto l'evaporazione a 20°C è trascurabile; una concentrazione nociva delle particelle sospese nell'aria può, tuttavia, essere raggiunta rapidamente se disperso. Se inalato provoca una sensazione di bruciore, tosse, respirazione affaticata, respiro corto, gola irritata, edema polmonare. Il contatto con la pelle o gli occhi determina la comparsa di rossore, ustioni, dolore, bolle. Se ingerito provoca spasmi e dolori addominali, sensazione di bruciore, nausea, shock o collasso, vomito, debolezza.
by angelo curto
fonti: http://www.lenntech.it; http://www.wikipedia.it

mercoledì 23 dicembre 2009

"...Signore, che cos'è un uomo perché te ne curi?... L'uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa..." Salmo 144


Cari ragazzi,
nella nostra tradizione cristiana, il Natale è la festa di un bimbo che, nascendo, ha cambiato il mondo con la forza rivoluzionaria del suo messaggio d'amore. Così il mio Augurio, da queste pagine, è che costituisca per tutti noi un'occasione di riflessione, di crescita e di rinnovamento... Mi piace salutarlo con un inno alla vita, una vecchia canzone di Louis Armstrong, sulle note del sassofono di Kenny G. Un abbraccio dalla prof.
What A Wonderful World
I see trees of green, red roses too
I see them bloom for me and you
And I think to myself,what a wonderful world
I see skies of blue and clouds of white
The bright blessed day, the dark sacred night
And I think to myself, what a wonderful world
The colours of the rainbow, so pretty in the sky
Are also on the faces of people going by
I see friends shakin' hands, sayin' How do you do?
They're really saying I love you
I hear babies cryin',I watch them grow
They'll learn much more than I'll ever know
And I think to myself, what a wonderful world
Yes, I think to myself, what a wonderful world

martedì 22 dicembre 2009

"La vera funzione dell'arte è svelare la bellezza nascosta e l'armonia divina in tutte le cose"

Apollo e Daphne (1621-1623) - Roma Galleria Borghese- Lorenzo Bernini

Il soggetto del gruppo è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio Nel testo di Ovidio, Apollo si era vantato di saper usare come nessun altro l'arco e le frecce; per la sua presunzione Cupido lo punisce colpendolo e facendolo innamorare della bella ninfa Daphne, la quale però aveva consacrato la sua vita a Diana e alla caccia. L'amore di Apollo è irrefrenabile, Daphne chiede aiuto al padre Penéo, dio dei fiumi, il quale per impedire ai due di congiungersi la trasforma in un albero, il lauro, che da quel momento diventerà sacro per Apollo. Questo è in breve l'episodio che Bernini rappresenta fedelmente proprio nel momento della trasformazione della ninfa in pianta.

sabato 19 dicembre 2009

Un gas usato per lampade e dispositivi luminosi: lo xenon.

Caratteristiche generali
Lo xeno (dal greco xenon, straniero) fu individuato nel 1898, in Inghilterra, da William Ramsay e Morris Travers nel residuo ottenuto per evaporazione parziale dell'aria liquida. Lo xeno è l'elemento chimico di numero atomico 54. Il suo simbolo è Xe. È un gas nobile incolore, inodore e molto pesante; si trova nell'atmosfera terrestre ed è stato il primo gas nobile di cui siano mai stati sintetizzati dei composti. Lo xeno appartiene al gruppo VIIIA, ovvero 18 della Tavola Periodica ed è normalmente considerato un elemento a valenza zero, che non forma quindi composti in condizioni ordinarie. Eccitato da una scarica elettrica, lo xeno produce una luce azzurra; questo fenomeno è sfruttato nella produzione di lampade. A pressioni elevatissime, dell'ordine delle decine di giga pascal, lo xeno esiste allo stato metallico. Con l'acqua lo xeno può formare dei clatrati, ovvero dei sistemi in cui gli atomi di xeno sono fisicamente intrappolati all'interno del reticolo cristallino dell'acqua, benché non siano in alcun modo legati chimicamente ad essa. Fino al 1962 lo xeno e gli altri gas nobili erano considerati chimicamente inerti ed incapaci di formare qualsivoglia composto chimico. Questa convinzione è stata smentita ed alcuni composti stabili di gas nobili sono stati sintetizzati. Alcuni dei composti noti dello xeno sono il di-, il tetra- e l'esafluoruro, l'idrato e il deuterato, l'acido perxenico (H4XeO6), l'acido xenico (H2XeO4), il sodio perxenato, il triossido (XeO3) e il tetrossido (XeO4), questi ultimi altamente esplosivi. Sono noti almeno 80 diversi composti formati da xeno, fluoro e ossigeno; alcuni di essi sono anche intensamente colorati. 133Xe e 135Xe sono sintetizzati per irraggiamento da neutroni nei reattori nucleari raffreddati ad aria. Industrialmente si ottiene per estrazione dal residuo dell'evaporazione dell'aria liquida.
Impieghi tecnologici e commerciali.
Questo gas è famoso e principalmente usato per la realizzazione di lampade e dispositivi luminosi: lampade flash allo xeno per la fotografia, luci stroboscopiche, sorgenti di eccitazione per laser, lampade battericide e per dermatologia; ormai tutte le lampade utilizzate per proiezioni cinematografiche utilizzano questo gas. Le lampade ad arco di xeno ad alta pressione hanno una temperatura di colore simile a quella della luce solare, sono inoltre una fonte di luce ultravioletta a corta lunghezza d'onda e di radiazione nel vicino infrarosso. Tra gli altri usi dello xeno vi sono: 1) l'uso in medicina come anestetico generico; 2) l'uso dei perxenati come agenti ossidanti in chimica analitica; 3) 133Xe è un utile radioisotopo; 4) la produzione di immagini di tessuti umani, soprattutto delle vie respiratorie, per l'imaging a risonanza magnetica di 129Xe iperpolarizzato; 5) l'impiego preferenziale nei motori a propulsione ionica, per via della sua facile ionizzabilità, del suo alto peso molecolare e della sua inerzia chimica.
Effetti sull’ambiente e sulla salute umana.
Lo xeno non è tossico e può essere maneggiato senza particolari precauzioni, fatte salve, se in bombola, quelle normalmente adottate per il maneggiamento di gas compressi. Molti composti dello xeno sono invece tossici per via del loro elevato potere ossidante.

Fonti: http://www.wikipedia.it/

http://www.chemicool.com/

by Mattia

mercoledì 16 dicembre 2009

Da "L'ospite inquietante" di U. Galimberti


Un libro sui giovani, perché i giovani, anche se non sempre lo sanno stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo (“…manca il fine; manca la risposta al perché. Che cosa significa nichilismo? Che i valori supremi perdono ogni valore".-F. Nietzsche-), si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, …fiacca la loro anima…Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulla via del divertimento e del consumo dove ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Va da sé che se il disagio non è del singolo, l’origine non è psicologica ma culturale, legata ad una crisi della società dovuta essenzialmente al passaggio dal futuro come promessa al futuro come minaccia. La mancanza di un futuro come promessa arresta il desiderio nell’assoluto presente. Meglio star bene e gratificarsi oggi se il domani è senza prospettive…e priva altresì genitori e insegnanti dell’autorità di indicare la strada…Ma la realtà ha ancora in serbo delle risorse se non ci lasciamo irretire…dall’insicurezza…La strada da seguire è quella della costruzione di legami affettivi e di solidarietà capaci di spingere le persone fuori dall’isolamento nel quale la società tende a rinchiuderle in nome di quegli ideali individualistici che, a partire dall’America, si vanno diffondendo anche da noi.
Forse un modo per oltrepassare il nichilismo è quello di risvegliare e consentire ai giovani di dischiudere il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto: risvegliare la simbolica giovanile…Nel segreto della giovinezza la prima figura che ritroviamo è l’espansività…che vuol dire pienezza (mente e cuore coinvolti nell’esperienza, perché la vita è breve), che vuol dire potenza (che si esprime nello spirito che sfida romanticamente gli elementi), che vuol dire accelerazione della vita (che detesta la ripetizione e giunge a stressare l’esperienza). Espansività come coralità giovanile…sensazione di appartenere a una comunità nascente, di nascer insieme al mondo e, “attraverso quel palpito che muove migliaia di cuori che fanno un unico cuore”, provare lo stupore incantato del riconoscimento, da cui nasce la propria identità.
La seconda figura importante è l’assenza che non è mancanza ma tensione esplorativa, dinamica immaginativa, fantastica. Poiché il reale non esaurisce il possibile, la passione, che nasce dall’assenza e che “non è cieca ma visionaria”, spinge i giovani a fantasticare su mondi alternativi, inventando il gioco e l’utopia. L’utopia giovanile non è necessariamente una fuga nel sogno o, all’altro estremo, una densa consistenza ideologica ma un pensare con il cuore che immette nel pensiero una corrente di calore…E ancora il viaggio, come metafora del desiderio giovanile di varcare ogni confine… magari senza una meta che vuol dire assorbire visi, parole, moltitudini, inghiottire l’universo per non morire di noia. E poi la sfida che tradisce il desiderio di un mondo migliore di quello che si sta ereditando.
Una terza figura è la trasformazione, la missione creativa del cambiamento, “l’andar senza dei verso la divinità”.
Poi c’è la riappropriazione di quanto nello slancio della vita si è depositato nel sottosuolo dell’anima, ma non si è estinto e che può comportare ribaltamento e ricostruzione.
Infine c’è la rivelazione di sé a sé quando “si scruta dentro al cuore, perché è lì che sta crescendo l’albero sacro”… con la voglia di andare oltre la soglia, fino al proprio centro. L’io cerca casa, ma la trova all’aperto, perché l’io non è una costruzione ma una scoperta

Sum 41 - With me

Ecco una canzone che per me, ha un significato moooolto importante.. Spero apprezziate questo mio intervento.. Un saluto a tutti..

lunedì 14 dicembre 2009

Cantico delle creature - Angelo Branduardi

A te solo Buon Signore
Si confanno gloria e onore
A Te ogni laude et benedizione
A Te solo si confanno
Che l’altissimo Tu sei
E null’omo degno è Te mentovare.
Si laudato Mio Signore
Con le Tue creature
Specialmente Frate Sole
E la sua luce.
Tu ci illumini di lui
Che è bellezza e splendore
Di Te Altissimo Signore
Porta il segno.
Si laudato Mio Signore
Per sorelle Luna e Stelle
Che Tu in cielo le hai formate
Chiare e belle.
Si laudato per Frate Vento
Aria, nuvole e maltempo
Che alle Tue creature dan sostentamento.
Si laudato Mio Signore
Per sorella nostra Acqua
Ella è casta, molto utile
E preziosa.
Si laudato per Frate Foco
Che ci illumina la notte
Ed è bello, giocondo
E robusto e forte.
Si laudato Mio Signore
Per la nostra Madre Terra
Ella è che ci sostenta
E ci governa
Si laudato Mio Signore
Vari frutti lei produce
Molti fiori coloriti
E verde l’erba.
Si laudato per coloro
Che perdonano per il Tuo amore
Sopportando infermità
E tribolazione
E beati sian coloro
Che cammineranno in pace
Che da Te Buon Signore
Avran corona.
Si laudato Mio Signore
Per la Morte Corporale
Chè da lei nessun che vive
Può scappare
E beati saran quelli
nella Tua volontà
che Sorella Morte non gli farà male.

Vi regalo una storia: "I Quattro Rabbini"

"Quando facciamo valere l'intuito siamo come una notte stellata: fissiamo il mondo con migliaia di occhi"
Una notte quattro rabbini furono visitati da un angelo che li risvegliò e li condusse alla Settima Volta del Settimo Cielo. Là contemplarono la Sacra Ruota di Ezechiele.
A un punto della discesa dal Paradiso alla Terra un rabbino, avendo veduto tanto splendore, perse il lume della ragione e vagò senza meta fino alla fine dei suoi giorni.
Il secondo rabbino era estremamente cinico: "Ho semplicemente sognato la Ruota di Ezechiele, ecco tutto. Nulla è davvero accaduto".
Il terzo rabbino continuò a pensare a quanto aveva visto, perchè ne era rimasto ossessionato. Teneva conferenze e non avrebbe mai smesso di raccontare come il tutto era costruito e tutto quanto significava... e così si smarrì e tradì la sua fede.
Il quarto rabbino, che era un poeta, prese un foglio e una penna e sedette accanto alla finestra a scrivere una canzone dopo l'altra, lodando la colomba della sera, la sua bimba nella culla e tutte le stelle del cielo. E visse la sua vita meglio di prima.
Da: "Donne che corrono coi lupi" di C. P. Estès.

domenica 13 dicembre 2009

"Essere" da Il Giardino del Profeta di K. Gibran

Sandro Botticelli: Primavera - Galleria degli Uffizi - Firenze
Secondo la lettura più comune, il giardino in cui è ambientata la composizione è una sorta di hortus conclusus, uno spazio circoscritto ideale e in sé perfetto dove tutto è armonia di forme e sentimenti, che ricorda il giardino delle Esperidi. Di solito le nove figure sono così identificate rispettivamente: al centro si trova Venere, dea della bellezza e dell’amore, posta contro un cespuglio di mirto, pianta a lei sacra; sopra la dea, vola Cupido, bendato che sta per scoccare una freccia verso le tre Grazie, che danzano in cerchio; accanto a queste ultime, sulla sinistra Mercurio, con i calzari alati e il caduceo, tiene lontane le nubi difendendo la magica perfezione del giardino; a destra, Zefiro, il vento pungente che introduce la primavera, rapisce la ninfa Clori, dalla cui bocca fuoriescono tralci di fiori; la stessa Clori appare accanto trasformata nella dea Flora, grazie al dono di nozze fattole da Zefiro; Flora, divinità giovane e feconda, protettrice dei lavori agricoli e della fertilità femminile, prende fiori dal lembo della veste sul suo grembo.
...uno dei discepoli gli domandò: "Maestro parlaci dell'essere. Che significa essere?"
..."essere significa essere saggi, senza estraniarci rispetto ai folli; significa essere forti ma non per disfare i deboli; scherzare con i piccoli, non come padri, ma come compagni desiderosi di apprendere i loro giochi. E essere semplici e schietti con vecchi e vecchie e sedere con loro all'ombra delle antiche querce... e andare alla ricerca di un poeta anche se egli vive al di là dai sette fiumi...senza nessuna domanda sulle labbra; e sapere che il santo e il peccatore sono fratelli gemelli... e seguire la Bellezza anche quando ti condurrà sull'orlo del precipizio; e seguirla benchè essa abbia le ali e voi siate senz'ali... e essere un giardino senza mura, vigna senza guardiano, una casa di tesori sempre aperta ai passanti; e essere derubati, defraudati, ingannati, sì, condotti fuori strada e poi intrappolati e poi derisi, e tuttavia guardare a tutto questo dall'alto del vostro io più grande e sorridere, sapendo che arriverà una primavera nel vostro giardino e danzerà tra le vostre foglie, e verrà un autunno a maturare i vostri grappoli; sapendo che se solo una delle vostre finestre è aperta verso Oriente, non resterete mai vuoti; sapendo che tutti quelli che sono giudicati malfattori e ladroni...sono vostri fratelli in stato di necessità...
Essere significa essere un tessitore con dita capaci di vedere... Miei compagni e miei beneamati, siate audaci e non mansueti; siate aperti e non ristretti; e fino alla mia ultima ora e alla vostra siate il vostro io più grande".

Il più elettronegativo e reattivo degli elementi chimici: il fluoro, presente nelle ossa e nei denti.

Caratteristiche generali.
Il fluoro è l'elemento chimico che ha come simbolo F, numero atomico 9 e peso atomico pari a 18,998 uma. Appartiene al gruppo VIIA ovvero 17 della tavola periodica. È anche l’elemento più elettronegativo e più reattivo. Il nome fluoro venne coniato da André-Marie Ampère e Sir Humphry Davy nel 1812 e deriva dai primi usi della fluorite (CaF2) come agente fondente (dal latino fluere che significa flusso o fluire). I sali di fluoro si chiamano fluoruri. Il fluoro, a causa della sua elevata reattività, non si trova libero in natura, tranne che in piccole tracce nei materiali radioattivi. Si trova invece combinato con altri elementi che rappresentano circa lo 0,065% in peso della crosta terrestre. In natura, il fluoro si trova comunemente come ione fluoruro F-, in particolarmente nella fluorite e nella fluorapatite. Come tutti gli alogeni si trova nel suo stato elementare come molecola biatomica F2. Il fluoro elementare a temperatura ambiente è un gas di colore giallo pallido, poco più pesante dell’aria, tossico, estremamente aggressivo e di odore penetrante. Il fluoro ha un unico isotopo naturale, il 19F. Il fluoro, in forma di fluorite, pur essendo stato descritto nel 1529 da Georigius Agricola non fu isolato fino a molti anni più tardi, a causa del fatto che quando viene separato attacca immediatamente i materiali delle apparecchiature con cui viene realizzata la sintesi. Nel 1886, lo scienziato francese Henri Moissan isolò per la prima volta il fluoro elementare per elettrolisi di acido fluoridrico anidro contenente tracce di potassio fluoruro.
Il gas nervino costituì il primo impiego di composti chimici fluorurati per scopi militari. Come molti gas velenosi, era in grado di rilasciare considerevoli quantità di fluoruro nell'organismo che portano ad un effetto bloccante sull'attività enzimatica e sul sistema nervoso centrale, generando danni a livello cerebrale (riduzioni del quoziente intellettivo e ritardi mentali), depressione polmonare e cardiaca (fino alla morte, se assunto in dosi eccessive). Dalla sua scoperta, il fluoro elementare F2, non venne prodotto in grandi quantità fino alla II guerra mondiale, quando si rivelò indispensabile nell'arricchimento dell'uranio. Il fluoro è un gas che condensa a –188 °C ad un liquido di colore giallo-arancio e solidifica a –220 °C a dare un solido giallo, per poi tornare bianco nella fase di transizione a –228 °C. La bassa energia di legame di una molecola di fluoro (157,8 kJ/mol), la scarsa stabilità del legame F–F e l’elevata elettronegatività del fluoro atomico rendono il fluoro un potente gas ossidante. Forma composti con quasi tutti gli altri atomi inclusi i gas nobili. Anche in condizioni di buio e bassa temperatura il fluoro reagisce in maniera esplosiva con l'idrogeno. In un getto di gas di fluoro vetro, metalli, acqua ed altre sostanze bruciano con una fiamma brillante. Il fluoro reagisce con i silicati, per questo non può essere preparato o contenuto in recipienti di vetro. La reazione tra fluoro puro e composti organici è solitamente accompagnata da un’accensione o da una violenta esplosione della miscela, a causa del calore di reazione molto elevato. A temperature ordinarie, il fluoro reagisce energicamente con la maggior parte dei metalli a dare fluoruri. Date le sue forti capacità ossidanti nei confronti dei metalli, è necessario che le bombole siano maneggiate con cura, pena il distacco del sottile strato di passivazione con conseguente incendio del metallo costituente la bombola. Il fluoro reagisce con l’acqua e cattura un protone formando acido fluoridrico e il difluoruro di ossigeno OF2. In ambiente basico il difluoruro di ossigeno è lentamente ridotto a ossigeno e fluoro.
Applicazioni tecnologiche e commerciali.
In chimica organica il legame carbonio-fluoro è uno fra i legami chimici più forti. Questo fatto contribuisce in modo significativo all'elevata inerzia chimica tipica di queste molecole. A partire dagli anni 60 vengono commercializzati molti prodotti contenenti fluoro:
Plastiche a bassa frizione come il PTFE. Manufatti polimerici non infiammabili ad alta resistività, ad esempio per le guaine dei cavi elettrici. Plastiche trasparenti ad alto indice di rifrazione per le fibre ottiche polimeriche. Liquidi refrigeranti come il freon. Gli idrofluoroclorocarburi sono usati massicciamente negli impianti di aria condizionata e nella refrigerazione. I clorofluorocarburi sono stati vietati per queste applicazioni perché sospettati di contribuire alla formazione del buco nell'ozono. Entrambe queste classi di composti sono potenti gas a effetto serra. Il fluoro viene usato per produrre nuovi refrigeranti a basso impatto ambientale quali gli idrofluoroeteri. Il fluoro è spesso un sostituto dell'idrogeno nei composti organici. Nei medicinali moltiplica l'efficacia terapeutica e contemporaneamente ritarda la metabolizzazione del principio attivo. Insieme agli altri alogeni è molto comune nelle sostanze anestetiche. L'acido fluoridrico (HF) è usato per incidere il vetro delle lampadine e di altri prodotti. nell'industria dei semiconduttori. Il fluoruro di sodio è stato usato come insetticida e a volte in combinazione con altri fluoruri come base per le pastiglie anticarie, per i dentifrici e i collutori. Alcuni ricercatori hanno studiato il gas di fluoro come possibile propellente per i razzi, a causa del suo impulso specifico eccezionalmente alto.
Effetti sull’uomo e sull’ambiente.
Il fluoro e l'HCl devono essere maneggiati con grande attenzione e qualsiasi contatto con la pelle e gli occhi deve essere evitato. Il fluoro ha un forte odore pungente rilevabile già a basse concentrazioni, simile a quello degli altri alogeni e paragonabile a quello dell’ozono. Esso è altamente tossico e corrosivo. L'esposizione continua al fluoro e ai suoi sali porta a fluorosi del tessuto osseo. Procedure di sicurezza molto rigide permettono il trasporto di fluoro liquido o gassoso in grandi quantità. Il fluoro è un elemento presente in quantità limitate nell'organismo umano, dove si concentra soprattutto nelle ossa e nei denti (come idrossi e fluoroapatite). Considerato essenziale da alcuni e solo benefico da altri, è importante per la mineralizzazione dello scheletro e dello smalto. Da qui l'idea di utilizzare il fluoro nella prevenzione della carie dentale e delle fratture ossee conseguenti ad osteoporosi. La quantità ottimale per l'organismo non ha ancora trovato pareri unanimi ed è quantificabile tra 1 e 4 mg/die. La fonte principale di fluoro è data dalle acque potabili, nelle quali la presenza dell'elemento varia in base al suolo di estrazione (dev'essere, per legge, inferiore ad 1,5 mg/litro). Il fluoro si trova in diversi alimenti, raggiungendo concentrazioni importanti nel pesce e nei frutti di mare; anche patate (soprattutto la buccia), cereali, birra, spinaci ed altri vegetali, rappresentano buone fonti di fluoro. Nelle acque minerali le concentrazioni sono molto variabili, tendenzialmente prossime allo zero nelle oligominerali e minimamente mineralizzate, massime in quelle fluorate, dove il tenore dell'elemento è superiore ad 1 mg/l. La somministrazione di fluoro sotto forma di gocce o compresse è stata proposta in età pediatrica per ridurre l'incidenza della carie e favorire la mineralizzazione ossea. A partire dagli anni '50 in alcuni Paesi sono stati intrapresi interventi di fluorizzazione delle acque potabili, per garantire alla popolazione un adeguato apporto del minerale. Tuttavia, l'utilità di una somministrazione sistematica di fluoro è ancora molto discussa, a causa degli importanti effetti collaterali emersi da numerosi studi. Se è vero che la carenza aumenta il rischio di carie dentaria, specialmente nella prima infanzia, è anche vero che un iperdosaggio di fluoro causa un quadro patologico particolare, noto come fluorosi. Il primo segno di un'iperassunzione del minerale è la comparsa di macchie bianche sullo smalto dei denti che, mano a mano la fluorosi si aggrava, evolvono in veri e propri solchi e cavità. Se si considera il basso fabbisogno di assunzione quotidiano, è facile immaginare quanto sottile sia il confine tra carenza ed eccesso, così come tra rischi e benefici. A complicare ulteriormente la situazione contribuisce il fatto che il danno da eccesso di fluoro è cumulativo. Ciò significa che il minerale tende a rimanere nelle ossa, raggiungendo concentrazioni elevate in seguito ad un'iperassunzione cronica. Se da un lato il deposito osseo di fluoro aumenta la densità dello scheletro, dall'altro non bisogna dimenticare che un osso sano è un osso flessibile. Una struttura rigida ha infatti un carico di rottura più basso (cioè è meno resistente alla pressione, ovvero si rompe più facilmente) di una struttura elastica.
by Chiara & Arianna
Fonti:http://www.wikipedia.it

venerdì 11 dicembre 2009

Paracelso

Figlio di un medico, Paracelso nasce nel 1493 a Einsiedeln, in Svizzera. In realtà, il suo vero nome è Philipp Theophrast Bombast von Hohenheim; tuttavia, egli stesso lo muta in "Paracelsus" con probabile riferimento al grande medico romano Aulo Cornelio Celso, vissuto nel I secolo, considerato uno dei padri della medicina antica, e noto anche per la sua notevole cultura in ogni ambito del sapere. La scelta di tale appellativo da parte dello scienziato svizzero sembra indicare la sua volontà di incarnare completamente la figura del "medico perfetto", esperto in ogni ramo dello scibile in quanto iniziato al segreto ultimo dell'intera realtà. E' uno dei più famosi alchimisti rinascimentali e a lui si deve, in particolare, lo sviluppo della iatrochimica (la chimica al servizio della medicina). Sono davvero poche le notizie certe a proposito della biografia di Paracelso, dal momento che la sua controversa figura ha dato luogo a numerose leggende. Si sa che viaggia a lungo per l'Europa e che studia in Italia, forse a Ferrara. Probabilmente intorno al 1520, Paracelso si trova in Tirolo insieme al banchiere tedesco Sigismund Fugger, esperto alchimista. Qui ha l'opportunità di studiare le miniere, le caratteristiche dei minerali e le malattie dei minatori. Si tratta di un'esperienza estremamente importante, perché proprio in quanto alchimista Paracelso offre i suoi migliori contributi alla medicina. Nel 1526, a Basilea, egli riesce a salvare la gamba malata di un libraio famoso in tutta Europa, Johann Froben, ritenuto inguaribile dalla medicina ufficiale. Basandosi su quella che egli stesso chiama "medicina spagirica", Paracelso cura il libraio con terapie naturali e conservative. Grazie alla guarigione di Froben, egli inizia ad insegnare alla Facoltà di Medicina di Basilea. Secondo la leggenda, avrebbe bruciato pubblicamente i libri di Galeno e di Avicenna, procurandosi così l'allontanamento dall'Università. Egli infatti propone uno scarto rispetto ai suoi predecessori ritenendo che la sua arte medica, oltre che sull'alchimia dovesse fondarsi su altri tre pilastri: la filosofia, l'astrologia (la salute è influenzata dagli astri) e l'etica. Paracelso è autore di numerose opere, fra le quali si possono citare: Undici trattati sull'origine, le cause, i segni e la cura delle singole malattie (1520); Tre libri di chirurgia (1528); La grande chirurgia (1536); Paramirum (1562-75); Paragranum (1565). Muore a Salisburgo nel 1541. A proposito dell'arte medica, egli è convinto che si debbano derivare "le cose dalla natura, non dall'autorità ma dall'esperienza propria"; in altri termini, Paracelso rifiuta l'approccio dogmatico allo studio e alla pratica della medicina. Si pensa che egli sia tra i primi ad occuparsi del cosiddetto "ballo di San Vito", e che, sul piano della scienza moderna, abbia avuto il merito di isolare l'idrogeno, di scoprire l'etere solforico e di negare che l'aria sia un "corpo semplice". Per comprendere le novità introdotte da Paracelso in campo medico, occorre rilevare il suo spiccato interesse per l'alchimia, definita una "scienza di trasformazioni" e, a suo parere, comprendente tutte le tecniche chimiche o biochimiche. Egli considera il corpo umano come un sistema chimico, in cui svolgono un ruolo centrale i due principi tradizionali degli alchimisti, il mercurio e lo zolfo, cui aggiunge anche il sale. Su queste basi, rifiuta la dottrina dei suoi predecessori secondo la quale la salute o la malattia dipendono dall'equilibrio o dal disordine dei quattro umori fondamentali (acqua, aria, terra, fuoco), e sostiene invece che la reale causa delle malattie sia da ricercare nello squilibrio dei tre principi chimici sopra enunciati: il mercurio, che è comune a tutti i metalli, lo zolfo, che costituisce il principio della combustibilità, e il sale, che egli ritiene principio di immutabilità e di resistenza al fuoco. Date queste premesse, secondo Paracelso la salute può essere ristabilita attraverso medicinali di natura minerale, e non più di natura organica. Inoltre, egli sostiene che le malattie sono processi specifici per i quali occorrono rimedi altrettanto specifici, mentre, in questo periodo, molti pensano che esistano rimedi, o elisir, efficaci per tutte le patologie. Evidentemente, la medicina di Paracelso è mescolata ad elementi filosofici, teologici, alchimistici e astrologici. Tuttavia, egli ha offerto un contributo fondamentale alla sua disciplina, perché dal complesso delle sue idee si è sviluppato un programma di ricerca fondato sulla nozione del corpo umano inteso come sistema chimico. Vale la pena ricordare che molti hanno subito la sua influenza o hanno esaltato in diversi modi la sua figura, e fra questi si possono segnalare: Shakespeare, Goethe, O. Spengler, F. Gundolf, C. F. Meyer, R. Steiner, E. Pound, Carl Gustav Jung.
Da "Le idee della Chimica" Ed. Zanichelli; http://http://www.filosofico/ .net

martedì 8 dicembre 2009

Il vecchio e il bambino (F.Guccini)

Un vecchio e un bambino si preser per mano
E andarono insieme incontro alla sera.
La polvere rossa si alzava lontano
E tutto brillava di luce non vera.
L'immensa pianura sembrava arrivare
Fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare,
E tutto d'intorno non c'era nessuno
Solo il tetro contorno di torri di fumo.
I due camminavano, il giorno cadeva
Il vecchio parlava e piano piangeva.
Con l'anima assente, con gli occhi bagnati
Seguiva il ricordo di miti passati.
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni
Non sanno distinguere il vero dai sogni,
I vecchi non sanno, nel loro pensiero
Distinguer nei sogni il falso dal vero.
E il vecchio diceva, guardando lontano,
''Immagina questo coperto di grano,
Immagina i frutti, immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori.
E in questa pianura fin dove si perde
Crescevano gli alberi e tutto era verde,
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell'uomo e delle stagioni.''
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano cose mai viste,
E poi disse al vecchio con voce sognante
''Mi piaccion le fiabe, raccontane altre…”

lunedì 7 dicembre 2009

Il laboratorio dell'alchimista - Giovanni Stradano (Bruges 1523- Firenze 1605)

Studiolo di Francesco I (uno degli ambienti più famosi di Palazzo Vecchio) - Firenze

L'alchimia, la pietra filosofale e l'elisir di lunga vita

La Chimica classica è nata solo alla fine del 1700: prima la chimica ha faticato molto a disgiungere tradizioni, superstizioni, magia e rigore. Questa fase è nota come alchimia. La parola alchimia deriva da AL-Kimia che significa la scienza (Kimia) di Dio (AL). Cronologicamente si possono distinguere: alchimia alessandrina, araba, medioevale e rinascimentale. L'alchimia alessandrina nacque in Egitto in età ellenistica (circa 300 a.C - 30 a.C.) per la contaminazione fra le teorie greche sulla natura della materia e le capacità pratiche degli Egizi. In questo periodo l'alchimia era intrisa di significati religiosi; gli alchimisti si esprimevano con simboli e linguaggi difficili da decifrare al duplice scopo di mantenere segrete le conoscenze acquisite e sottolineare che la pratica alchemica aiutava ad entrare in contatto con la natura più intima della materia e quindi con la divinità. Obiettivo primario dell'alchimia era trasformare i metalli allora noti in metalli più pregiati, come l'oro. Le ricerche degli alchimisti erano tutte dominate dalla speranza di trovare la pietra filosofale, il lapis, capace di trasformare in oro tutti gli altri metalli (trasmutazione dei metalli). L'alchimia araba si sviluppò quando a partire dal VII secolo d.C. gli arabi giunsero in Egitto; tra gli interessi degli alchimisti trovò spazio anche la medicina e si iniziò a cercare un portentoso elisir in grado di guarire tutte le malattie e donare l'immortalità. In questo periodo si diffuse anche l'errata credenza che tutti i metalli fossero ottenuti dalla opportuna mescolanza di mercurio e zolfo a cui poi si aggiunse il sale. A cavallo dell'anno 1000 visse il medico arabo Avicenna che si dedicò all'applicazione dell'alchimia alla medicina. L'alchimia medioevale ebbe origine quando, in seguito alle Crociate, l'Europa conobbe il mondo arabo. Tra i più importanti alchimisti medioevali ricordiamo: Alberto Magno, San Tommaso d'Aquino e Ruggero Bacone. L'alchimia rinascimentale (intorno al 1500) diede impulso alle applicazioni pratiche nel campo della metallurgia, mineralogia e medicina. L'esponente più importante di quella che presto venne chiamata iatrochimica (la chimica al servizio della medicina) fu Paracelso. In definitiva, nonostante l'illusorietà delle speranze di trovare la pietra filosofale e l'elisir di lunga vita, l'ideale di una sempre maggior potenza dell'uomo e del suo dominio sulla natura agivano profondamente sulla mentalità degli alchimisti.
Jung ha trattato il tema della pietra filosofale facendone l'emblema della psicoterapia; il lapis va rintracciato nell'essere umano stesso. Per questo gli alchimisti possono essere considerati dei mistici la cui esistenza è stata dedicata all'individuazione del sè; di fatto essi rischiarono di errare, di essere incolpati di pratiche fraudolente o di finire sul rogo destinato agli eretici.
A cosa può corrispondere, oggi, la ricerca della pietra filosofale? Cosa cerca, oggi, l'uomo? Quali sono le sue mete più ambite? Quali le truffe, i nuovi giochi di prestigio? Nella sua variante ombrosa, al negativo, il nuovo mito che illusoriamente sembra garantire potere e felicità eterne, è il denaro, mentre nell'aspetto positivo la ricerca è quella che, da sempre, muove lo spirito umano, oltre le colonne d'Ercole, nella vita di ogni giorno. E' la ricerca di Dio, dell'anima, del benessere interiore e della serenità. E' la ricerca della salute, del giusto e del bene non solo personale. E' ricerca che si dà attraverso il confronto autentico con l'ombra e la conflittualità che, pur lacerando la coscienza, ogni volta, contribuisce all'ascesa dell'anima ed alla sua purificazione, rinnovata nella percezione dell'essere e del divenire umano.
Da "Le idee della Chimica" Zanichelli e http://www.geagea.com/

domenica 6 dicembre 2009

L'amicizia

Probabilmente molti di voi conoscono questo celeberrimo pezzo tratto da "Il piccolo principe" di Antoine de Saint Exupéry. Io l'ho sempre trovato straordinariamente bello... Che ne dite?

sabato 5 dicembre 2009

Un metallo biocompatibile usato per le protesi: il titanio.

Caratteristiche generali. Il titanio è l'elemento chimico della tavola periodica con simbolo Ti e numero atomico 22. È un metallo del blocco d, leggero, duro, di colore bianco metallico, lucido, resistente alla corrosione (quasi quanto il platino), con un alto rapporto resistenza/peso. Il titanio viene utilizzato nelle leghe leggere resistenti e nei pigmenti bianchi; si trova in numerosi minerali di cui i principali sono il rutilo e l'ilmenite. Significativi depositi di minerali di titanio si trovano in Australia, Scandinavia, Nord America e Malesia. Il titanio (dal latino Titans, Titani, i primi figli di Gaia) fu scoperto in Inghilterra nel 1791 dal reverendo William Gregor, che riconobbe la presenza di un nuovo elemento nell'ilmenite. L'elemento venne riscoperto molti anni dopo dal chimico tedesco Heinrich Klaproth nei minerali di rutilo. Nel 1795 Klaproth battezzò l'elemento con il nome dei Titani della mitologia greca. Può essere prodotto commercialmente tramite riduzione del tetracloruro di titanio con il magnesio. Ha una bassa densità (il 40% in meno di quella dell'acciaio). Allo stato puro è abbastanza duttile, tuttavia le leghe di titanio non sono facilmente lavorabili e la difficoltà di lavorazione alle macchine utensili è paragonabile a quella dell'acciaio inossidabile, notoriamente il più problematico da plasmare per asportazione di truciolo. Il punto di fusione relativamente alto di questo elemento lo rende utile come metallo refrattario. Il titanio è resistente come l'acciaio ma il 40% più leggero, pesa il 60% in più dell'alluminio ma con una resistenza doppia. Queste proprietà rendono il titanio molto resistente alle forme usuali di fatica dei metalli. Forma una patina di ossido passivo se esposto all'aria; il titanio, che brucia se riscaldato nell'aria, è anche l'unico elemento che brucia in un gas di azoto puro. È resistente all'acido solforico diluito e all'acido cloridrico, oltre che al cloro gassoso, alle soluzioni di cloruri e alla maggior parte degli acidi carbossilici; neanche gli alcali acquosi a caldo lo attaccano. Reagisce invece con HF, con cui forma fluorocomplessi solubili.
Impieghi tecnologici e commerciali. All'incirca il 95% del titanio viene utilizzato come diossido (TiO2), un pigmento intensamente bianco e permanente con buona capacità coprente, nelle vernici, nella carta, nei cementi per renderli più brillanti e nelle plastiche. Esso è economico e facilmente disponibile in grandi quantità. Le vernici fatte con il diossido di titanio sono eccellenti riflettrici della radiazione infrarossa e sono quindi usate estensivamente dagli astronomi. Viene anche impiegato nei filtri solari a causa della sua capacità di proteggere la pelle. Puro ha un indice di rifrazione molto alto, e una dispersione ottica superiore al diamante. Zaffiri e rubini prendono il loro asterismo dal diossido di titanio in essi presente. A causa della loro resistenza (anche alla corrosione), leggerezza, e capacità di sopportare temperature estreme, le leghe di titanio vengono utilizzate principalmente nell'industria aeronautica e aerospaziale, anche se il loro utilizzo in prodotti di consumo quali: mazze da golf, biciclette, componenti motociclistici e computer portatili, sta diventando sempre più comune. Il titanio viene spesso messo in lega con: alluminio, ferro, manganese, molibdeno e altri metalli. Il carburo di titanio (TiC; punto di fusione 2940 °C) il nitruro di titanio (TiN; punto di fusione 2960 °C) e più recentemente, il derivato carbonitrurico (Ti10C7N3; punto di fusione 3520 °C) sono composti altamente refrattari, inerti sotto le comuni condizioni di temperatura e resistenti all'attacco della maggior parte degli acidi minerali ed alcali. Per tali ragioni sono impiegati nella costruzione di utensili e macchinari che possiedono parti destinate alle alte velocità con attrito, nel rivestimento di crogioli per contenere acidi o basi molto forti e come componenti di missili sottoposti a usura termica (ad esempio ugelli). Grazie all'eccellente resistenza all'acqua di mare, viene usato per fabbricare parti dei propulsori marini. Viene utilizzato per produrre gemme artificiali relativamente morbide. Il tetracloruro di titanio (TiCl4), un liquido incolore, viene usato per ottenere l'iridescenza del vetro, e poiché emette un fumo denso nell'aria umida, viene anche usato per la fabbricazione di fumogeni. Ha la proprietà di essere biocompatibile, in quanto presenta porosità superficiale analoga a quella dei tessuti umani, per cui risulta fisiologicamente inerte. Per questo motivo la lega a base di titanio Ti6Al4V viene utilizzata nelle componenti protesiche di anca e ginocchio, e nelle protesi implantari dentarie. Tuttavia dato l'alto coefficiente di frizione non viene mai utilizzato come componente di giunzione articolare. Il suo essere inerte e la colorazione attraente lo rendono un metallo popolare per l'uso nei piercing. Sempre per la sua bioinerzia e resistenza meccanica, in ambito sanitario è utilizzato per la fabbricazione di clips chirurgiche da sutura permanente. Il titanio viene usato per le lenti degli occhiali. Il carburo ed il nitruro di titanio (TiC e TiN) vengono utilizzati nella fabbricazione di inserti per utensili adatti al taglio dei metalli ad alta velocità, cioè i cosiddetti inserti in "metallo duro". In particolare il carburo di titanio viene utilizzato, insieme al carburo di tungsteno (WC), al cobalto ed ad altri carburi (carburo di niobio e carburo di tantalio) per realizzare il corpo degli inserti, mentre il nitruro di titanio serve per il rivestimento superficiale degli inserti. Un uso potenziale del titanio si ha per gli impianti di desalinizzazione.
Effetti sull’ambiente e sulla salute umana. Il metallo in polvere comporta un significativo rischio di incendio, ma i sali di titanio sono spesso considerati relativamente innocui. Composti con il cloro, come il TiCl3 e il TiCl4 dovrebbero essere considerati corrosivi. Il titanio inoltre ha una tendenza al bioaccumulo nei tessuti che contengono silice, ma non gioca alcun ruolo conosciuto negli esseri umani. Allo stato gassoso è tossico se inalato.
by sara loprete e angelo lorenzo
Enciclopedia Encarta 2008

venerdì 4 dicembre 2009

"If" (Se) di Rudyard Kipling - Lettera al figlio

David -Michelangelo Buonarroti- Galleria dell'Accademia- Firenze. Joseph Rudyard Kipling (Mumbai 1865- Londra 1936) è stato uno scrittore e poeta britannico, nato in India - Nobel per la letteratura 1907, con la seguente motivazione: « In considerazione del potere dell'osservazione, dell'originalità dell'immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo » La sua opera più nota è il racconto per ragazzi Il libro della giungla (The Jungle Book) (1894). Famoso è anche il racconto di spionaggio ambientato in India Kim (1901), oltre alle poesie Gunga Din (1892) e Se (If) (1895).
Se (Lettera al figlio, 1910)
Con questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al figlio a distinguere fra il bene e il male
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".
Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

giovedì 3 dicembre 2009

Un cofattore indispensabile per l'attività enzimatica: il magnesio

Caratteristiche generali. Il magnesio è l’elemento chimico della tavola periodica con numero atomico 12 e peso atomico 24,31; appartiene al gruppo IIA, dei metalli alcalino-terrosi. Esso è l'ottavo elemento più abbondante e costituisce circa il 2% della crosta terrestre; inoltre è il terzo per abbondanza tra gli elementi disciolti nell'acqua marina. E’ un solido bianco argenteo, assai diffuso in natura come carbonato; l’elemento è ottenuto per elettrolisi del cloruro fuso. E’ il metallo più leggero e malleabile, ma è poco duttile. Esso è inalterabile in aria secca e si ossida in aria umida. Tra i composti del magnesio i più importanti sono: il cloruro (MgCl2),che viene estratto dall’acqua di mare o dalla carnallite; il solfato (MgSO4) presente anch’esso nell’acqua del mare o nell’acqua di alcune sorgenti minerali e infine il carbonato (MgCO3) che esiste in natura sottoforma di magnesite. Il magnesio in forma pura è altamente infiammabile, specialmente se in polvere. Ha una grande rapidità di combustione e dà una fiamma bianca, abbagliante che viene sfruttata in fotografia (flash) e in pirotecnica. Il magnesio reagisce rapidamente e in maniera esotermica a contatto con l'aria o l'acqua e deve essere maneggiato con cura. Non si deve mai usare acqua per estinguere un fuoco di magnesio. Il magnesio acceso, a contatto con il vapore acqueo, reagisce infatti: Mg + H2O → MgO + H2 producendo idrogeno (H2) che, dato il calore sviluppato dalla reazione stessa, può infiammarsi ed esplodere. Le clorofille sono porfirine a base di magnesio.
Impieghi tecnologici e commerciali. Nel settore farmaceutico vengono impiegati vari sali del magnesio che sono: il solfato che è purgativo; il cloruro con una dichiarata attività antineoplastica; i silicati naturali (come il talco) e non; il tiosolfato che è un desensibilizzante delle allergie; il citrato che è un purgante insipido usato sottoforma di limonata. Sottoforma di cupromagnesio viene utilizzato in fonderia per la disossidazione dei bagni di rame e delle sue leghe. L'ossido di magnesio è usato principalmente come materiale refrattario nei rivestimenti delle fornaci per la produzione di ferro, acciaio, metalli non ferrosi, vetro e cemento. È anche usato in agricoltura, nell'industria chimica e delle costruzioni. L'utilizzo principale di questo elemento è come additivo nelle leghe con l'alluminio. Queste leghe alluminio-magnesio sono utilizzate soprattutto nelle lattine per le bevande. Le leghe di magnesio sono usate anche per alcuni componenti strutturali delle automobili e dei macchinari. Il magnesio, come l'alluminio, è resistente e leggero, ed è spesso usato per la produzione di cerchioni per le ruote delle auto, i famosi "cerchi in lega". Combinato in lega, questo metallo è essenziale per le costruzioni elicotteristiche, aeronautiche e missilistiche. Il carbonato di magnesio (MgCO3) in polvere viene usato dagli atleti, come i ginnasti o i sollevatori di pesi, per migliorare la presa sugli attrezzi. Altri impieghi includono i flash fotografici (ora sostituiti dai flash elettronici), i giochi pirotecnici e le bombe incendiarie.
Effetti sulla salute e sull’ambiente. Il magnesio entra nelle reazioni di produzione dell’energia (reazioni di fosforilazione nelle quali è coinvolto l’ATP), e nella sintesi delle proteine, dei grassi e degli acidi nucleici. Esso è infatti un cofattore necessario al corretto funzionamento di oltre 300 enzimi; gioca quindi un ruolo importante nel metabolismo, ma è determinante anche nell'equilibrio del pH, nella formazione di anticorpi e nel meccanismo della fagocitosi. È necessario per la formazione dell’urea, nella trasmissione degli impulsi muscolari, nella trasmissione nervosa e per la stabilità elettrica cellulare. La mancanza di magnesio nell'organismo può portare a nausea e vomito, diarrea, ipertensione, spasmi muscolari, insufficienza cardiaca, confusione, tremiti, debolezza, cambiamenti di personalità, apprensione e perdita della coordinazione. I cibi più ricchi di questo oligoelemento sono: le nocciole; le leguminose, i cereali integrali e infine i vegetali verdi. Tuttavia la cottura dei cibi riduce sensibilmente la presenza di magnesio negli alimenti. Diverse ricerche cliniche dimostrano inoltre che esiste un rapporto tra cefalea e carenza di magnesio. I meccanismi che possono spiegare come il deficit di magnesio possa scatenare l’attacco sono molteplici, ma dai risultati delle indagini scientifiche, l’integrazione con magnesio si è dimostrata efficace nella prevenzione delle crisi di cefalea. L’apporto quotidiano raccomandato di magnesio è di 350 mg per gli uomini e 300 mg per le donne (Lichton, 1989), dose aumentabile fino a 450 mg nel periodo di gravidanza e allattamento.
Ci sono pochissime informazioni disponibili sugli effetti sull'ambiente dei fumi dell'ossido di magnesio.
by vanessa e alessia

mercoledì 2 dicembre 2009

L'eccezionale talento di Marie Curie: 1903 premio Nobel per la fisica, 1911 premio Nobel per la chimica (unica donna ad aver ricevuto due premi Nobel)

Nel 1911, fu insignita del premio Nobel per la chimica: « in riconoscimento dei suoi servizi all'avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dell'isolamento del radio e dello studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento. » Anche la figlia maggiore Irène vinse nel 1935 il premio Nobel per la chimica.

Il Radio e la sua emissione radioattiva un milione di volte più intensa dell'uranio.

Caratteristiche generali Il radio è l'elemento chimico di numero atomico 88. Il suo simbolo è Ra. Il nome dell'elemento deriva dal fatto di essere uno dei più radioattivi conosciuti. È luminoso e morbido, di colore bianco brillante che annerisce per esposizione all'aria, probabilmente per formazione di nitruro. È il più pesante di tutti i metalli alcalino terrosi, è chimicamente simile al bario ed è presente in tracce in tutti i minerali dell'uranio in quanto è un suo prodotto di decadimento. Originariamente veniva estratto dalla pechblenda in Boemia (7 tonnellate di pechblenda forniscono 1 grammo di radio). Una certa quantità di questo elemento si trova anche nelle sabbie di Carnotite in Colorado, ma minerali più ricchi di radio si trovano nello Zaire, nella regione dei Grandi Laghi del Canada e si può ottenere anche dal trattamento dei rifiuti dell'uranio. Grandi giacimenti di uranio sono situati in Ontario, Nuovo Messico, Utah, Australia e altri paesi. Il radio possiede 25 isotopi, 4 dei quali presenti in natura, di cui il 226Ra è il più abbondante e stabile, con un'emivita è di 1602 anni ed è prodotto dal decadimento di 238U; segue in ordine di stabilità descrescente il 228Ra (emivita: 6,7 anni), prodotto dal decadimento di 232Th. 223Ra, 224Ra, 226Ra e 228Ra sono tutti generati dal decadimento radioattivo dell'uranio o del torio. Il 226Ra decade, con emissione α, in radon. A parità di massa, la radioattività emessa dal radio è oltre un milione di volte più intensa di quella dell'uranio. Il suo decadimento attraversa sette stadi, ciascuno dei quali è a sua volta un isotopo instabile. Lo stadio finale del suo decadimento radioattivo è un isotopo del piombo. Le preparazioni di radio, grazie al calore prodotto dall'emissione radioattiva, hanno stabilmente una temperatura maggiore dell'ambiente circostante; le radiazioni emesse dal radio sono di tre tipi: raggi alfa, raggi beta e raggi gamma. Se viene mescolato con berillio, dà luogo anche all’emissione di neutroni. Il radio è luminescente (con un debole bagliore blu) e in acqua forma idrossido di radio. Pur essendo l'elemento più pesante tra i membri del II gruppo è il più volatile. Il radio (dal latino radius, raggio) fu scoperto da Marie Curie e suo marito Pierre nel 1898 nella pechblenda/uraninite della Boemia settentrionale. Nel 1902 il radio fu isolato puro, nella sua forma metallica, da Curie e André Debierne attraverso l’elettrolisi di una soluzione pura di cloruro di radio con un catodo di mercurio e distillazione in atmosfera di idrogeno. Data la breve emivita degli isotopi del radio, i suoi composti sono piuttosto rari e si trovano quasi esclusivamente nei minerali dell'uranio. Sono noti il fluoruro RaF2, il cloruro RaCl2, il bromuro RaBr2, lo ioduro RaI2 e l'ossido RaO.

Impieghi Alcuni degli usi pratici del radio dipendono dalla sua radioattività: tuttavia isotopi di altri elementi, come 60Co e 137Cs, sintetizzati successivamente alla sua scoperta, lo hanno sostituito anche in questi limitati impieghi perché più economici, più potenti o più sicuri. Come bromuro era usato in passato nelle vernici luminescenti per quadranti e lancette di orologi, sveglie e strumentazione varia. Oltre 100 ex-pittori di lancette di orologi, che usavano le loro labbra per fare la punta al pennello, morirono per le radiazioni: poco dopo, gli effetti nocivi delle radiazioni iniziarono ad essere pubblicizzati. Il radio venne usato nei quadranti delle sveglie fino agli anni '50. Gli oggetti verniciati con vernice al radio possono essere pericolosi ancora oggi e devono essere maneggiati con la dovuta cautela. Attualmente, per vernici luminescenti viene usato trizio al posto del radio. Mescolato al berillio è una sorgente di neutroni per esperimenti di fisica. Sotto forma di cloruro di radio si usa in medicina per produrre gas radon, utile per la terapia di alcuni tipi di tumore.

Effetti sull’ambiente e sulla salute umana Il radio è estremamente radioattivo ed il suo prodotto di decadimento iniziale, il radon, è un gas anch'esso radioattivo. Esso è naturalmente presente nell'ambiente in quanto costantemente prodotto dal decadimento radioattivo di uranio e torio. Si trova a livelli molto bassi nelle rocce e nel terreno e anche nell'aria. In alcune zone, nei pressi delle miniere, si hanno alte concentrazioni di radio in acqua. Ciò può provocare l’accumulo e la bio-amplificazione nel ciclo alimentare. Non esistono prove che l'esposizione ai bassi livelli naturali abbia effetti nocivi sulla salute umana. Tuttavia, l'esposizione a livelli elevati di radio può provocare rottura dei denti, anemia e cataratta. Quando l'esposizione al radio dura un lungo periodo di tempo può causare il cancro per l’effetto delle radiazioni gamma. Infatti, data la somiglianza chimica con il calcio, esso può sostituirlo nel tessuto osseo, dove la radioattività degrada il midollo e può indurre mutazioni nelle cellule ossee. Durante gli anni '30 si scoprì che i lavoratori esposti al radio nelle fabbriche che usavano vernice luminescente si ammalavano gravemente di anemia e cancro alle ossa: in seguito a queste evidenze cliniche l'uso del radio declinò rapidamente. L'aver maneggiato radio per anni è ritenuta la causa della prematura morte di Marie Curie. Il radio va conservato in un ambiente sufficientemente ventilato per evitare l'accumularsi del radon.