lunedì 2 novembre 2009
Natura benigna e Chimica matrigna?
È di moda incolpare la chimica di moltissimi mali che affliggono l’umanità e l’ambiente, secondo il diffuso pregiudizio che naturale significhi innocuo mentre sintetico, cioè prodotto in un laboratorio chimico, significhi invece dannoso o tossico. Non si vogliono qui negare gli inconvenienti che l’uso massiccio di determinate sostanze può provocare su entrambi, bensì mettere in guardia contro l’abitudine di lanciare accuse sproporzionate, suggerite da irrazionalità, disinformazione o interessi economici. È innegabile infatti il contributo che la chimica ha fornito nell’allungamento e nel miglioramento della qualità della vita: si pensi solamente a come farebbero 5 miliardi di esseri umani a sfamarsi senza un’agricoltura assistita da fertilizzanti e antiparassitari, oppure a cosa sarebbe la sanità senza i disinfettanti, gli anestetici e i farmaci che i chimici sono stati capaci d’inventare.
Si vuole qui raccontare un piccolo fatto istruttivo, accaduto qualche anno fa negli USA, con grave sconcerto e disincanto di quanti sono abituati a sentirsi dire che la chimica fa male e la natura fa bene. “La patata senza pesticidi” strombazza la pubblicità. I consumatori entusiasti ci si buttano a pesce, i fornitori fanno affari d’oro con le famiglie e le mense scolastiche. In breve però il quadro roseo si tinge di fosco: la gente comincia a sentirsi male, le nuove patate sono tossiche. Cos’è successo? Proviamo a ragionare. Come fa una pianta a difendersi dai parassiti? Producendo pesticidi naturali cioè sostanze velenose, cancerogene, teratogene in grado di eliminare o scoraggiare i predatori. La patata miracolosa non aveva bisogno di antiparassitari sintetici, sic et simpliciter, perché conteneva più solanina del normale. La solanina è un alcaloide che inibisce l’enzima colinesterasi e quindi blocca la trasmissione degli impulsi nervosi. Questo incidente non è rimasto isolato. Anche con una varietà di sedano i coltivatori americani ebbero un grosso inconveniente. Essa resisteva benissimo all’aggressione degli insetti, ma alle persone che la toccavano e poi si esponevano ai raggi del sole veniva un’eruzione cutanea grave. Si scoprì che la dose di psoraleni contenuti in quella varietà era dieci volte maggiore che nel sedano normale. Gli psoraleni sono sostanze mutagene e cancerogene attivate dalla luce solare.
È opportuno segnalare inoltre che una pianta protetta con un pesticida sintetico spruzzato sulla buccia, reagisce producendo meno pesticidi naturali diffusi nella polpa mangereccia e quindi se il frutto maturo viene sbucciato, gli eventuali residui di pesticidi sintetici ancora presenti finiscono in larga parte nella pattumiera. “Dosis sola facit venenum” diceva già Paracelso che, con questo criterio, usava alcuni veleni come farmaci.
Tratto da: “ Il segreto della chimica” di G. Fochi
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